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I ritratti di Verena Lucchesini
Una volta, nel Faust, Goethe ebbe a scrivere:

werd ich dem augenblicke sagen:
"verwelle doch! Du bist so schön!"
dann magst du mich zu felsen schlagen -
dann will ich gern zugrunde gehen!
Che in italiano potrebbe suonare così:
avvenga mai che un attimo m'appaia
cui possa dire: "fermati! sei bello!"
sfracellar mi potrai su una pietraia
e volentieri me ne andrò al macello!

Questo diceva Goethe - l'inventore della fotografia - l'inseguitore dell'istante fuggitivo. L'istante fuggitivo non l'ha trovato mai - così bello da perderci la vita. Già - la fotografia è l'istante d'una vita - e non sempre il migliore. Il pennello - al contrario - molto meglio che un dito puntato su un pulsante - sa descrivere una vita - anche se a volte la fissa in un "unico" istante. Quell'istante non è "unico": è il riassunto di una vita. E sono spesso vite ricche di storia - fosse pure di stora brevissima - come quella d'una bambina piccolissima orientale sorretta da mani di qualcuno che l'abbia adottata. E queste foto pittoriche - che fotografie non sono - esprimono gioia e gentilezza - e alle volte tristezza - guardondoci dritto negli occhi e evitando di farlo. spesso le facce si spezzano sopra la tela: L'artista sa benissimo che tutta la faccia sarebbe quasi troppo. e anche questo fa parte dell'arte:
come la poesia sa risparmiare parole - così la pittura risparmia pennellate quando tutto è stato già espresso.
Per questo motivo Verena - così giovane - ci racconta e ci insegna qualche cosa: descrivere e narrare - qualche volta fin quasi allo spasimo - ma senza mai eccedere. Ogni pennellata in più sarebbe inutile. 
Questo ci piace - è l'onestà di un artista.


Giancarlo Mariani (2007)